Il calcio come un tranquillo rito familiare.
Pochi altri Paesi europei hanno un panorama di “stadi di provincia” così interessante e di qualità come quello italiano (forse solo il Regno Unito può vantare qualcosa di simile, per evidenti ragioni storiche e calcistiche). È esattamente questo il primo pensiero che lascia lo Stadio “Silvio Piola” di Vercelli, dopo averlo visitato e aver avuto l’opportunità di seguire una partita della Pro dagli spalti.
Arrivare allo stadio è relativamente semplice e immediato, entrando in città, da sud, dal tratto autostradale Santhià-Stroppiana, che collega la A4 con l’Autostrada dei Trafori. Ma non vedrete l’impianto da lontano e, anzi, lo scoprirete quasi all’ultimo, dietro all’isolato adiacente a Piazza Cesare Battisti (fra l’altro, un ottimo posto dove trovare parcheggio se siete in auto).
» lo stadio Silvio Piola di Vercelli è qui, su Google Maps
I riflettori agli angoli del campo spiccano su tutto il resto, poi lo sguardo corre lungo via Massaua fino a scoprire l’edificio della tribuna principale, vero elemento di rilievo dell’impianto. A prima vista si nota un edificio su base neoclassica, uno strascico dei decenni precedenti all’epoca della costruzione dell’impianto, il 1932. La scansione delle aperture e la scelta di una porzione aggettante centrale, con un portico colonnato, è risolta in modo semplice ma efficace, nonostante si fosse, all’epoca, in pieno Ventennio Fascista e un certo stile architettonico fosse stato già reso più rigido e monumentale.
La bellezza della tribuna centrale del Piola, però, sta nel suo essere “sospesa” fra un richiamo ottocentesco, proprio dello stile costruttivo generale, e i singoli elementi di un linguaggio architettonico già di regime, quali i capitelli e gli archi nettamente semplificati, e la scritta “Campo Polisportivo” incastonata sul fronte esterno dell’edificio. Il vincolo sull’edificio posto in passato dalla Soprintendenza alle Belle Arti è, in questo senso, un atto di salvaguardia fondamentale per un pezzo importante di storia dell’architettura sportiva italiana.
Inoltre, la palestra interna alla tribuna è abitualmente utilizzata dall’Associazione Scherma Pro Vercelli, che svolge qui le sue attività sportive agonistiche e di formazione, ed è una realtà di eccellenza per queste discipline, attiva fin dal 1896 (appena quattro anni dopo la fondazione della sezione calcio del club).
Poco a lato, fra la tribuna e la curva ovest, sorge invece il moderno edificio sede della sala stampa e dei nuovi spogliatoi, che si presenta orgoglioso con la gigantografia di colui al quale è intitolato lo stadio, Silvio Piola, leggenda del calcio italiano, che esordì proprio con la Pro Vercelli dove rimase quattro stagioni, prima di legare il suo nome a Lazio, Torino, Novara e Nazionale azzurra.
Lungo il muro perimetrale, invece, si alternano tornelli elettronici contemporanei a piccole finestrelle dei botteghini, dove la gente del posto arriva anche semplicemente in bicicletta, si affretta a comprare il biglietto e ritorna a casa, dandosi appuntamento con amici e conoscenti per ritrovarsi allo stadio qualche ora dopo. È un’atmosfera di famiglia, di un calcio locale lontano dallo snobismo delle grandi piazze, e non è raro incrociare anche qualche calciatore della Pro Vercelli che si mette in coda con il pubblico per acquistare un biglietto per i familiari, prima di ritornare con la squadra e intraprendere tutto l’iter pre-partita.
Anche all’interno lo stadio conferma le premesse positive. L’impianto può ospitare circa 5.500 posti ma risulta in ogni caso ben dimensionato e fedele alla sua storia: l’ampliamento realizzato nell’estate 2015, per ingrandire la tribuna Nord, era stato risolto con un progetto attento all’urbanistica dell’area, raddoppiando la gradinata senza invadere il viale retrostante e la zona alberata del Parco Pietro Carmana. La cornice delle tre gradinate (formato da curva Ovest dei tifosi di casa, curva Est/ospiti e tribuna Nord) abbraccia il campo e fa da palcoscenico alla Tribuna Centrale, un riassunto visivo dell’architettura sportiva di inizio ‘900.
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In Tribuna ogni dettaglio è meritevole di attenzione: si vedano, per esempio, i mancorrenti in ferro battuto e alcuni motivi geometrici dei parapetti, o ancora i pali di sostegno della copertura collegati fra loro da un elemento orizzontale reticolare in cornice, con linee arcuate e morbide, tipico di quella che era l’eredità degli edifici civili di fine Ottocento (ponti, stazioni ferroviarie) riproposti in ambito sportivo a cavallo del nuovo secolo.
Le sagome dei sette scudetti vinti dalla Pro Vercelli fra il 1908 e il 1922 decorano la copertura della tribuna, segnata da una porzione centrale con una tribuna stampa riparata e al chiuso, un settore vip e un palco d’onore, quest’ultimo ricavato da un podio semicircolare alla base della gradinata. Tre file di posti supplementari sono collocate poi appena più in basso, a ridosso del terreno di gioco, in iuna soluzione che idealmente ripropone la vecchia idea del “parterre” in piedi di storica memoria.
La visibilità sul campo è perfetta, così come sono ben gestiti i flussi d’accesso dei tifosi (prima e dopo la partita). Inoltre la tribuna centrale, sfruttando il piano rialzato da cui si sviluppa la gradinata, è dotata di una balconata riservata ai tifosi disabili in carrozzina, segno che anche uno “stadio vecchio”, e difficilmente ristrutturabile, si può adattare con efficacia alle nuove normative di sicurezza e funzionalità.
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Questo articolo fa parte della serie di monografie “Profili”
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Bellissimo articolo , lo ho visitato anche io tornando in uscita da Malpensa dopo un viaggio in Inghilterra e mi è piaciuto tantisismo . davide