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URBNSURF, gli stadi per il surf arrivano in Australia

Le “wave pool” si confermano tendenza in crescita e riconosciuta a livello mondiale.

Ne avevamo parlato qui e, come anticipato, la tendenza sta crescendo costantemente. La World Surf League (WSL, la lega che organizza il campionato del mondo di surf) è pronta ad approdare in Australia il prossimo 10 dicembre per una prima assoluta della categoria Qualifying Series(1) – dopo aver recentemente ufficializzato anche l’inserimento di una tappa del Championship Tour 2023 al Surf Ranch di Leemore, California, impianto progettato (anche) dall’icona di questa disciplina, Kelly Slater.

La notizia della tappa australiana, comunicata dalla stessa lega lo scorso 9 novembre, è importante non solo per confermare l’interesse dell’associazione (e del CEO Erik Logan) nell’inserire qualche wave pool ad onda dinamica(2) di ultima generazione nel calendario mondiale, ma soprattutto per la tecnologia stessa della piscina a onde che ospiterà la gara, progettata dalla società iberica Wavegarden(3).

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(photo by Andy Myers / courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

(photo by Andy Myers / courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

Localizzata a Melbourne, e denominata URBNSURF, la wave pool australiana è stata inaugurata nel 2020 e il suo bacino copre un’area di circa 26mila metri quadrati.

Sin dalla sua apertura ha costituito uno step importante per la crescita di Wavegarden, qui impegnata con la prima piscina ad onde dell’Australia e la prima applicazione della tecnologia Full-Size Cove nell’emisfero sud. Tale sistema, assolutamente rivoluzionario, si distanzia dal Surf Ranch anche dal punto di vista morfologico: se in quel caso il bacino, lungo 680 metri, permette la creazione di onde alternativamente a destra e a sinistra, nel layout di Wavegarden la forma triangolare, con la macchina generatrice collocata nel mezzo (praticamente lungo l’asse di simmetria), consente la produzione contemporanea di onde destre e sinistre con una cadenza di oltre mille in un’ora(4).

Il segreto di questa innovazione sta nel design dell’intera struttura ma, ovviamente, anche nel cosiddetto “wave generator”, caratterizzato da un consumo dieci volte inferiore rispetto ai generatori pneumatici tradizionali, con una potenza massima approssimativa di 450 kWh e un rumore di funzionamento praticamente impercettibile. Qualità che, sommate alla conformazione per certi aspetti più “naturale” del lagoon, hanno promosso la sua diffusione in diverse località del pianeta, dalla Gran Bretagna alla Corea del Sud, dalla Svizzera al Brasile, con altre applicazioni già pianificate per il biennio 2023-2024 a Sidney, Garopaba (Brasile) ed Edimburgo (Scozia).

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Vista aerea del complesso URBNSURF di Melbourne (photo courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

Vista aerea del complesso URBNSURF di Melbourne (photo courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

Un’eccezionale crescita dovuta alle performance energetiche delle varie strutture, ideali per l’utilizzo da parte di principianti ed esperti: la stessa URBNSURF, ad esempio, si compone di due aree utilizzabili a seconda del proprio livello. La prima, la Reef Areas, corrisponde alla sezione più difficile dove si possono realizzare tubi e acrobazie aeree; la seconda, Bay Areas, è perfetta per i neofiti del surf, con onde semplici da cavalcare e in totale sicurezza.

Più nel dettaglio, grazie alla tecnologia Wavegarden, è possibile avere nel bacino decine di surfisti in contemporanea, con una scelta di oltre 20 differenti tipi di onde (dalle Barrels di altezza pari a 1,8 metri alle Waikikis, più piccole, con un’altezza di 0,8 metri). Il tempo di surfata dipende ovviamente dalla grandezza dell’installazione, che nel caso di Melbourne, essendo caratterizzato da 46 moduli (il più ridotto di quelli raccomandati dalla serie Cove), si attesta intorno ai 14 secondi.

Sono tutte caratteristiche che, sommate ai vantaggi di organizzare le gare su periodi molto ristretti(5) (per esempio soltanto 1 giorno nel caso dell’evento di dicembre), hanno convinto la WSL a scegliere URBNSURF per la gara della categoria QS, con uno sponsor – Rip Curl – allo stesso tempo importante e riconosciuto nel mondo del surf, e un biglietto di entrata del costo di 10 dollari.

La rivoluzione, insomma, è già arrivata, ed è spontaneo immaginare in un prossimo futuro, in seguito alla costruzione di altre wave pool sempre più innovative e ricche di servizi, una tappa del campionato mondiale di surf in qualche metropoli in cui soltanto pochi anni fa sarebbe stato impossibile anche solo pensare di poter avere delle onde da cavalcare.

(testo a cura di Luca Filidei, revisione e impaginazione a cura di Antonio Cunazza)

Ringraziamo Wavegarden e URBNSURF per la gentile e fondamentale collaborazione, e per averci fornito le immagini incluse in questo articolo.

URBNSURF Melbourne è qui, su Google Maps

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(photo courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

(photo courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

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Emily McGettigan (photo by Ed Sloane / courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

Emily McGettigan (photo by Ed Sloane / courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

(1) Le Qualifying Series rappresentano la terza categoria del campionato WSL. Al di sopra ci sono le Challenger Series e il Championship Tour.

(2) Per onda dinamica si intende la tecnologia che simula le onde dell’oceano. In questo caso il surfista deve procedere a un vero take-off, ovvero la manovra che permette di prendere l’onda. Al contrario, i sistemi a onda statica generano un’onda stazionante in un punto, come nel caso della wave pool Wakeparadise nell’idroscalo di Milano.

(3) Wavegarden è un’azienda leader nella progettazione di wave pool con sede in Spagna. Fondata nel 2005 grazie alla collaborazione tra l’ingegnere basco Josema Odriozola e l’economista tedesca Karin Frisch è ora una delle realtà più interessanti con 7 strutture operative e altre 4 programmate nel prossimo biennio.

(4) La generazione del numero massimo di onde in un’ora ha come inevitabile conseguenza il decremento della qualità delle stesse. Per fare un esempio, la tipologia Barrel 1 (alta 1,8 metri), ha una produzione raccomandata di 310 onde per ora.

(5) i periodi di gara di una competizione di surf si definiscono “waiting period”, e sono letteralmente periodi di attesa che generalmente si attestano su 10-11 giorni e consentono agli organizzatori di attendere il momento delle onde migliori per far gareggiare gli atleti.

Cover image: Letty Mortensen in un momento di gara (photo by Andy Myers / courtesy of Wavegarden / URBNSURF)

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