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Nike / Good vs Evil (1996): dov’è il Colosseo di Maldini e Cantona

Sulle tracce del vero anfiteatro che fece da sfondo al celebre spot Nike.

La pubblicità “Good vs Evil” (buoni contro demoni) del 1996, firmata Nike, fu una specie di Epifania per un’intera generazione. La semplice promozione televisiva di un brand tecnico si trasformò in una spettacolarizzazione cinematografica, con i migliori calciatori del pianeta in scena e un climax degno di un film.

Chi era adolescente all’epoca, e giura di non aver mai alzato il colletto della propria maglietta mentre giocava a pallone, sicuramente sta mentendo. Il gesto di Eric Cantona all’apice della “storia” raccontata nello spot (che rimarcava la sua abitudine nel vestire la maglia da gioco, in campo), e abbinato alla frase “Au revoir”, fu dirompente nella sua iconicità per migliaia di ragazzi e appassionati.

Tutte le scene, e lo svolgersi della storia, furono rappresentate all’interno di un luogo affascinante ed epico: il Colosseo. O meglio, quello che doveva sembrarlo ma in realtà non lo era.

Sono trascorsi 25 anni dallo spot “Good vs Evil”, girato nel 1995 e diffuso nel mondo all’inizio del 1996 da Nike, in vista degli Europei di quell’anno giocati in Inghilterra. Era il secondo grande spot pubblicitario tv del brand americano, dopo il primo visto nel 1994 (a trainare la vigilia dei Mondiali statunitensi), ma fu quello che cambiò improvvisamente il modo di concepirli, puntando su scene spettacolari, suspense e momenti di narrazione quasi eroica.

Non a caso, dopo quello del 1996 arriverà lo spot per i Mondiali di France ’98, con la squadra del Brasile che improvvisa una partitella all’interno dell’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. Poi, la “Mission” del 2000 (in vista degli Europei di Belgio e Olanda), con un gruppo di stelle del calcio che deve recuperare il pallone custodito… sì, all’interno del palazzo (razionalista) della Civiltà Italiana, a Roma. E ancora, il famoso “Secret Tournament” giocato 3v3 all’interno della gabbia, nel 2002 (anticamera del Mondiale nippo-coreano).

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Un fermo immagine dello spot “Good vs Evil” di Nike, 1996, con una vista interna dell’anfiteatro di El Jem, Tunisia.

Nessun altro spot, però, si avvicinerà al livello di epica raggiunto da “Good vs Evil”, anche e soprattutto grazie al luogo unico che fece da sfondo alle scene.

Era davvero il Colosseo?

Il luogo che ospitò la partita di calcio fra buoni e demoni non era ovviamente il Colosseo, anche se voleva rappresentarlo. L’ideale fascino di ambientare la sfida per antonomasia dell’uomo contro l’ignoto all’interno dell’anfiteatro di Roma, edificio simbolo dell’antichità mondiale, era evidente. Ma era altrettanto impossibile da realizzare, dato che il Colosseo non ha più la pavimentazione dell’arena ovale sulla quale si svolgevano spettacoli e battaglie, ma svela ai visitatori le parti murarie dei sotterranei, con i corridoi curvilinei e le gallerie.

E non si trattò nemmeno di una ricostruzione grafica al computer, come qualcuno ha ipotizzato negli anni (che servì solo a ripulire l’area circostante dalle abitazioni locali, e farla sembrare una spianata desertica per le inquadrature aeree). In realtà, e lo si nota chiaramente sia all’inizio dello spot, sia alla fine – quando Ian Wright si ritrova da solo, al centro dell’arena, all’indomani del match – lo stadio della partita “Good vs Evil” era l’anfiteatro romano di El Jem, in Tunisia.

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Un fermo immagine dello spot “Good vs Evil” di Nike, 1996, con un dettaglio dell’architettura dell’anfiteatro di El Jem, Tunisia.
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Una vista aerea dell’anfiteatro di El Jem, in Tunisia, oggi (photo by Hp.Baumeler / CC BY-SA 4.0 Commons Wikimedia)

Conosciuta come Thysdrus in antichità, era uno degli insediamenti romani successivi alle Guerre Puniche, nel quale il proconsole Gordiano I fece costruire l’anfiteatro nel 238 d.C.. E c’è da dire che la Nike non sbagliò a usarlo come “Colosseo”: effettivamente, l’anfiteatro di El Jem era davvero soprannominato così, dato che poteva ospitare fino a 35mila spettatori (seduti). Una capienza che, nell’Impero, era seconda solo all’anfiteatro di Roma (con circa 50mila posti a sedere).

Prodotto dall’agenzia Wieden & Kennedy, lo spot fu diretto dal regista indiano Tarsem Singh Dhandwar (che in precedenza aveva firmato anche il video musicale di “Losing My Religion” dei R.E.M., vincitore del premio Best Video of the Year agli MTV Music Awards 1991), con luci di scena portate dall’Italia e camere e crew prevalentemente inglesi.

La pubblicità “Good vs Evil” di Nike, costò complessivamente oltre 1 milione di dollari e le riprese durarono 17 giorni (notti, per essere più precisi): un calciatore alla volta raggiungeva l’anfiteatro, in aereo o elicottero privato, e girava la sua parte. Anche lo schieramento di gruppo, a inizio spot, fu girato in questo modo: con tecniche di ripresa in motion control, ogni giocatore fu filmato da solo nella posizione che avrebbe dovuto occupare, e il gruppo fu poi riunito in post-produzione per apparire come insieme nello stesso momento.

Ogni sera, prima delle riprese, la polizia locale doveva fare l’impossibile (anche con metodi poco ortodossi, come l’uso di bastoni) per tenere lontani gli abitanti locali incuriositi dal carrozzone tecnologico e smaniosi di poter vedere dal vivo i più grandi calciatori del pianeta.

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Un fermo immagine dello spot “Good vs Evil”, con Paolo Maldini (a sx) ed Eric Cantona (a dx).

I calciatori che presero parte alle scene furono (fra parentesi la nazionalità e la maglia indossata nello spot):

  • Jorge Campos (portiere, Messico, maglia Nike)
  • Manuel Rui Costa (Portogallo, maglia Olympic Euro 96)
  • Luis Figo (Portogallo, maglia Barcellona/Kappa 1995/96)
  • Patrick Kluivert (Olanda, maglia Ajax/Umbro 1995/96)
  • Edgar Davids (Olanda, maglia Ajax/Umbro 1995/96)
  • Thomas Brolin (Svezia, maglia Parma/Puma 1995/96) / sostituito da Joe-Max Moore (USA, maglia Nike della Copa America 1995) per la versione da trasmettere negli Stati Uniti
  • Paolo Maldini (Italia, maglia Nike Euro 96)
  • Eric Cantona (Francia, maglia Manchester United/Umbro 1994/96)
  • Ronaldo (Brasile, maglia Umbro della Copa America 1995)
  • Ian Wright (Inghilterra, maglia Arsenal/Nike 1994/96)

Lo sapevi? La maglia Umbro del Manchester United 1994-1996, indossata da Eric Cantona nello spot, è considerata la prima maglia della storia a riportare un pattern legato all’architettura e agli stadi: sia davanti che dietro, infatti, in chiaroscuro era disegnata una vista panoramica sull’interno dello stadio Old Trafford.

Oggi l’anfiteatro romano di El Jem è aperto al pubblico, visitabile dai turisti e ancora in buonissimo stato di conservazione: è l’unico del suo genere sopravvissuto in tutta l’Africa, e fra i pochi esempi ancora esistenti nel mondo. Si sviluppa su un ellisse di 148 x 122 metri, e il suo degrado strutturale è dovuto soprattutto al periodo post-XVII secolo, quando fu usato come cava prima di subire danni collaterali dai bombardamenti del conflitto fra Turchi e Ottomani.

Dal 1979 è stato inserito fra i beni patrimonio dell’umanità dall’UNESCO …e nel 1995, i migliori calciatori del pianeta salvarono il calcio, e il mondo intero, dalla venuta dei demoni.

Se voleste visitare degli anfiteatri romani (fuori dalla città di Roma) ancora ottimamente conservati, qui di seguito un elenco utile di località:

  • Verona (Italia)
  • Nîmes (Francia)
  • Arles (Francia)
  • Italica (Santiponce, nei pressi di Siviglia, Spagna)
  • Pula (Croazia)
  • El Jem (Tunisia)
  • Leptis Magna (Libia)

PS: se siete cresciuti fra gli anni ’80 e ’90, riconoscerete la voce fuori campo dell’intro di “Good vs Evil” (versione italiana) come quella della stessa persona che realizzò il voice-over dello spot tv di promozione turistica dell’Egitto, nel 1995, con la famosa frase finale: «Come mi piacerebbe essere… in Egitto!».

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Un fermo immagine dello spot “Good vs Evil” di Nike, 1996, con Paolo Maldini in azione.
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Una panoramica interna dell’anfiteatro di El Jem, Tunisia, oggi (photo by Julie Around the Globe via thecollector.com)
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Un fermo immagine dello spot “Good vs Evil” di Nike, 1996, con Ian Wright all’interno dell’anfiteatro di El Jem.
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