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Hayward Field, simbolo di storia e rinnovamento

Uno sguardo allo storico impianto americano che ha ospitato i Mondiali di atletica 2022.

Ci sono pochi sport che comprimono il pathos emozionale in pochissimi attimi come l’atletica leggera e, in particolare, come la specialità dei 100 metri piani. Il 16 agosto 2009, ad esempio, 9 secondi e 58 centesimi di pura energia concretizzarono il duro lavoro di Usain Bolt infiammando l’Olympiastadion di Berlino durante i Mondiali: un risultato storico e ancora imbattuto, nonostante il recente exploit di atleti come Ferdinand Omanyala, Su Bingtian e l’italiano Marcell Jacobs.

Da quell’anno si sono succedute altre cinque edizioni dei World Athletics Championships fino all’ultima, recente, kermesse ospitata nella cittadina di Eugene (Oregon, Stati Uniti), dove si è tenuto il diciottesimo campionato del mondo tra il 15 e il 24 luglio 2022.

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La prima partita di football americano giocata nell’appena inaugurato Hayward Field, nel 1919 (photo via University of Oregon)

Lo stadio deputato per le principali specialità è stato l’Hayward Field, un impianto dalle dimensioni contenute (12.650 posti, ampliabili fino a 25mila) se paragonato all’Olympiastadion (74mila) ma con una storia e un percorso architettonico e sportivo di notevole fascino.

L’infrastruttura sportiva originaria, progettata dall’architetto Ellis Fuller Lawrence (1879-1946) e di proprietà della University of Oregon, fu inaugurata nel 1919 per rispondere alla primaria necessità di disporre di uno stadio per il football americano. In precedenza l’area era rurale, destinata al pascolo del bestiame e percorsa da un torrente che aveva anche creato alcuni problemi tecnici nella fase di spostamento del campo di atletica dall’ancora più storico Kincaid Field (1895, chiuso nel 1922), unendo in unico impianto gli Oregon Ducks Track & Field (la squadra di atletica) agli Oregon Ducks di football, che utilizzeranno l’impianto fino al 1966 (prima del trasferimento nell’attuale Autzen Stadium, nel 1967).

Già la denominazione dello stadio, però, ribadisce la gloriosa storia dell’università, con “Hayward” a ricordare i tempi in cui la celebrata figura del coach William Louis “Colonel Bill” Hayward (1868-1947) coordinava la squadra di atletica.

Nato a Detroit, in Michigan, Hayward trascorse ben quarantaquattro anni nell’Oregon, lavorando persino come preparatore atletico e allenatore di basket. I suoi risultati? Allenò 4 detentori del record mondiale su pista, 6 detentori del record americano e 9 olimpionici, ricoprendo anche un ruolo tecnico nelle squadre olimpiche statunitensi fra il 1908 e il 1932.

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L’ingresso storico dello stadio nella sua vecchia versione, prima della ristrutturazione (img: Rick Obst / Flickr / CC BY-NC 2.0 DEED)

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Tornando allo stadio, la pista d’atletica fa la sua comparsa solo nel 1921 (per una spesa pari a 10mila dollari). Le gradinate in legno del nuovo impianto provenivano in realtà dallo smantellamento del Kincaid Field mentre il rettilineo est misurava addirittura 201 metri. Nel 1925 fu poi aggiunta una tribuna sul lato est, mentre nel 1928 agli spalti a nord-est venne applicata una copertura espressamente voluta (e finanziata) dagli studenti della University of Oregon.

Dopo essere apparsa nel film Ed’s Coed (C. Nelson, J. Raley, 1929), la struttura continuò a rimanere al passo coi tempi sia con i continui rinnovamenti dell’erba del campo da gioco, sia con l’aggiunta di un nuovo tabellone, fino all’aggiunta di 2.240 posti permanenti nella zona sud a cui si sommavano due settori di poco più di 2.500 posti smontabili (angoli sud-est e sud-ovest). Avanguardia assoluta per l’epoca.

Una prima ristrutturazione arrivò nel 1950, con la ricostruzione della tribuna nord in vista dell’organizzazione dell’NCAA Championships del 1962 (vinto proprio dai Ducks), e da lì in poi l’Hayward Field divenne sempre più un’icona nel mondo dell’atletica, discostandosi definitivamente dal football e ospitando altri importanti eventi come il Pac-8 Conference Championships del 1967 e le US Olympic Trials del 1972.

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Fra gli anni Settanta e Novanta si mise nuovamente mano allo stadio a più riprese, mentre vari registi lo utilizzavano come affascinante location per i loro film: lo si vede comparire in Animal House (J. Landis, 1978), in Due donne in gara (R. Towne, 1982) e in Without Limits (R. Towne, 1998).

Nonostante questa serie di interventi (che nel nuovo millennio hanno portato alla creazione di nuovi spazi indoor, all’installazione di un impianto di illuminazione permanente e di un tabellone digitale), l’assegnazione dei Campionati del Mondo di atletica leggera ha inevitabilmente condotto verso un ripensamento dell’intero complesso, che ha infine portato all’approvazione del progetto elaborato dallo studio di architettura SRG Portland.

The “new” Hayward Field

Il concept di base, di certo audace ma al contempo ben definito, prevedeva la ricostruzione dell’intero impianto, conservando esclusivamente il sedime dello stadio originale oltre a qualche elemento iconico originale.

L’infrastruttura, così completata nel 2020, rientra anche nella volontà di rinnovamento del campus della University of Oregon ma rappresenta al tempo stesso un impianto utilizzabile per eventi internazionali. Una natura ibrida che permette all’Hayward Field di essere un attivo centro per lo sviluppo degli atleti, con l’obiettivo di portarli a performance di altissimo livello.

Vincere vuol dire aver fatto del tuo meglio. Se hai fatto il massimo, hai già vinto.

Bill Bowerman

Del resto, ogni sezione dello stadio è progettata per diventare parte integrante degli allenamenti della squadra di atletica: dalle rampe ai percorsi interni, fino alle scale posizionate nella Hayward Tower. Nei pressi dell’impianto, inoltre, sono stati organizzate altre aree per praticare sport o trascorrere il tempo libero, così da sostenere e stimolare il concetto stesso di socialità, indispensabile nel lavoro di squadra e nella crescita di un atleta.

I servizi collocati al di sotto degli spalti vantano persino un auditorium da 100 posti e spazi per lo studio condiviso, oltre a sale per l’idroterapia e il recupero post-infortunio.

Oltre a ciò, vi è anche una accurata attenzione nei confronti dello spettatore. La vicinanza della prima fila di spettatori rispetto alla pista si è decisamente ridotta rispetto al passato, in modo da stabilire una connessione e un coinvolgimento unici fra pubblico e atleti. Inoltre, lo stesso profilo dell’impianto è stato appositamente pensato per due scopi: il primo riguarda l’acustica e l’amplificazione del tifo, in modo da realizzare un’atmosfera più avvolgente; il secondo è invece pratico, con l’asimmetria del catino che consente settori più capienti proprio nei pressi della linea del traguardo (gli stessi skybox sono insolitamente vicini al campo, rispetto agli standard dei normali stadi contemporanei).

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Scorcio interno del rinnovato stadio Hayward Field (img: Oregon National Guard / Flickr / CC BY-NC 2.0 DEED)

Ma il nuovo Hayward Field non sarebbe mai stato apprezzato senza una necessaria connessione con la gloriosa storia del precedente impianto.

Nonostante la demolizione, lo studio SRG Portland ha progettato la costruzione di un museo dedicato alla Oregon Track & Field, che copre un’area di quasi 800 mq. Allo stesso tempo, molti elementi dello stadio ricordano (e raccontano) il passato, riproponendo in una moderna veste grafica persino alcune immagini del coach Bill Bowerman (anche fondatore insieme a Phil Knight, studente e mezzofondista della University of Oregon, della multinazionale Nike) oppure rammentando, attraverso una “promenade” di bandiere, le 156 nazioni rappresentate dagli atleti che hanno gareggiato all’Hayward Field.

Particolare attenzione è stata riservata alla scelta dei materiali, optando per la membrana polimerica ETFE nel telo di copertura ma anche per l’utilizzo massivo del legno per gli elementi di sostegno della copertura, stabilendo in tal modo una connessione con lo stesso Oregon – ricordato in passato anche da una celebre frase di Bowerman: “Oregon is wood and wood is Oregon” (l’Oregon è legno, e il legno è l’Oregon).

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Inoltre, l’esterno, rivestito con pannelli metallici perforati, identifica attraverso delle stilizzazioni cinque icone delle leggendarie squadre di atletica, tra cui Bill Bowerman, Steve Prefontaine, Raevyn Rogers, Ashton Eaton e Otis Davis. La torre di nove piani che svetta nell’angolo nord-est dello stadio, infine, rappresenta allo stesso tempo lo slancio verso il futuro e la celebrazione del passato. Progettata per costituire l’ingresso principale del pubblico e per rappresentare un riferimento dell’intero campus, l’Hayward Tower permette l’accesso ai visitatori anche per godere di una vista panoramica della città di Eugene. Il tutto espresso da un profilo che è un chiaro rimando alla torcia olimpica.

Perché è lì, alle Olimpiadi, che in fondo ogni atleta vuole ambire. Cominciando dagli allenamenti, duri, estenuanti, per poi fronteggiare la competitività delle prime gare. Poi, certamente, se sei un Ducks e gareggi proprio all’Hayward Field, ci possono essere mille storie da raccontare.

Ma è ancora una frase di Bill Bowerman che probabilmente verrà ripetuta quasi all’ossessione: “Victory is having done your best. If you’ve done your best, you’ve won” (Vincere vuol dire aver fatto del tuo meglio. Se hai fatto il massimo, hai già vinto).

Cover image: Vista interna dello stadio Hayward Field (img: Chris Schiemann / own work ( Wikimedia Commons / CC BY-SA 4.0 DEED)

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