Lo stadio (ricostruito) ha ospitato la prima partita ufficiale dei Dons dal 1991.
Giovedì 3 novembre 2020 è una data che ha rimesso molte cose al loro posto per la tradizione calcistica di Londra e dell’Inghilterra. Ventinove anni dopo l’ultima volta, Plough Lane ha riaperto le porte a una partita ufficiale del Wimbledon, in occasione della sfida di League One contro il Doncaster.
Il nuovo stadio di Plough Lane si trova sulla sponda opposta del fiume Wandle, rispetto al luogo del vecchio impianto, ma significa il ritorno a casa per i Dons. Un risultato ottenuto soltanto grazie all’infinita e indomabile volontà dei suoi tifosi, dal fallimento alla nascita di un falso club gemello, alla rinascita, fino alla ricostruzione dello stadio. 10.776 giorni dopo, il Wimbledon riallaccia il filo con la sua storia.
Questi trent’anni parlano di una vera e propria risurrezione del club londinese. Fondato nel 1889, e salito agli onori delle cronache negli anni Ottanta, dopo un salto dalla Fourth Division alla First Division in quattro anni e grazie all’epica di una squadra dura e affascinante (la “Crazy Gang”), capace di vincere l’FA Cup nel 1988 contro l’imbattibile Liverpool, il Wimbledon fu costretto nel 1991 ad abbandonare Plough Lane, per l’impossibilità di adeguarlo alle nuove normative del Taylor Report.
L’ultima partita ufficiale del Wimbledon nel vecchio Plough Lane si giocò il 4 maggio 1991: i Dons persero 0-3 contro il Crystal Palace, per coincidenza proprio il club che li avrebbe ospitati nel suo stadio negli anni a venire.
Plough Lane è oggi una normale strada del sud di Londra, con un quartiere residenziale (Reynolds Gate) denominato in onore di Eddie Reynolds, ex leggenda del club, e i singoli condomini intitolati ad altrettante figure della storia dei Dons, ma era il luogo su cui sorgeva lo stadio del Wimbledon dal 1912. Mentre il club fu costretto a spostarsi “in affitto” a Selhurst Park, dai rivali del Crystal Palace, lo stadio fu ancora utilizzato dalle giovanili di Dons e Palace fino al 1998, prima di venire chiuso definitivamente e demolito nel 2002.
Intanto, il Wimbledon rimase a Selhurst Park dal 1991/92 e per altri dodici anni, invece della manciata di stagioni preventivate inizialmente. Nel 2000 arrivò la retrocessione in seconda divisione e, dopo una serie di vani tentativi nel cercare un’area per un nuovo stadio, e con proposte fantasiose di fusione o di rilocalizzazione (si arrivò addirittura a ipotizzare il trasferimento del club a Dublino!), la soluzione fu trasferire il Wimbledon a Milton Keynes, con una proposta approvata dalla Football League nel 2002 e concretizzata con la fondazione dell’MK Dons nel 2004.
Milton Keynes, con circa 250mila abitanti e a 80km a nord-ovest di Londra (ironicamente soprannominata “the roundabout town”, la città delle rotatorie – ne ha oltre 130!) era la scelta peggiore per il futuro del club. La maggior parte dei tifosi Dons, in aperta protesta con la decisione del trasferimento, si unì per fondare l’AFC Wimbledon, che ripartì orgogliosamente dalle categorie dilettanti fino a ritrovare il calcio professionistico con la promozione in League Two nel 2011.
Lo sapevi? Eddie Reynolds (nordirlandese, 1935-1993) giocò nel Wimbledon fra il 1957 e il 1965 e segnò i quattro i gol con cui i Dons vinsero l’FA Amateur Cup nel 1963, battendo il Sutton United per 4-2. Quei quattro gol, Reynolds li segnò tutti di testa: è l’unico calciatore ad esserci riuscito in una qualunque finale di coppa giocata a Wembley nella storia.
Il nuovo Plough Lane
Fin dal 2013, il Wimbledon ha pianificato la realizzazione del “nuovo” Plough Lane, con l’obiettivo di tornare finalmente nel suo quartiere e fra la sua gente. Il progetto è stato sviluppato insieme alla società di investimenti edilizi Galliard Homes Ltd, con la quale il club ha studiato la realizzazione di un impianto sportivo abbinato a tre blocchi residenziali per un totale di 600 appartamenti, e il progetto architettonico è stato firmato dalla società Sheppard Robson.
Il progetto ha coinvolto la riqualificazione dell’area precedentemente occupata dallo storico Wimbledon Greyhound Stadium: impianto dedicato alle corse cinofile e motoristiche, e inaugurato nel 1928, è stato chiuso nel 2017 e demolito l’anno successivo. In rapida sequenza avrebbe dovuto iniziare la costruzione del nuovo stadio dei Dons, ritardata però da alcuni problemi burocratici nell’approvazione del progetto. I lavori per il nuovo Plough Lane sono poi iniziati nella primavera 2019 e completati a settembre 2020, appena oltre la deadline iniziale fissata per l’estate (anche causa pandemia e situazioni contingenti).
Questo è tutto ciò che tanti di noi hanno sognato: che potessimo ancora chiamarci Wimbledon, che giocassimo in blu e giallo e che tornassimo a farlo a Plough Lane
Ivor Heller, Director, AFC Wimbledon
In questa prima fase, come da progetto, lo stadio Plough Lane ha una capienza di 9mila posti, con la sola tribuna principale, quella ovest, come struttura “solida”: costruita su 400 pali di fondazione, si sviluppa su quattro livelli e ospita i servizi commerciali al pubblico, i palchi e box stampa e vip. Gli altri tre lati, su settori temporanei, verranno sostituiti da gradinate definitive in una fase successiva, dopo che l’apertura dello stadio avrà iniziato a realizzare introiti per il club.
Al completamento del progetto, lo stadio Plough Lane avrà una conformazione a pianta rettangolare chiusa e continua su tutti e quattro i lati, con una capienza totale prevista di 20mila posti. La sola tribuna ovest spiccherà sul resto dello stadio, che sarà per il resto tutto su un unico anello.
«Se nel 2002, quando stavamo rifondando il club, qualcuno ci avesse detto che oggi saremmo stati in League One, con una società gestita direttamente dai tifosi e con uno stadio nuovo ancora a Plough Lane, l’avremmo preso per matto!», ha dichiarato il direttore generale del Wimbledon, Ivor Heller, coinvolto nel club sin dalla sua “seconda” fondazione, nel 2002. «Questo è tutto quello che tanti di noi hanno sognato fin dall’inizio. Ci hanno detto che non ce l’avremmo fatta, che sbagliavamo anche solo a provarci».
I tifosi hanno anche contribuito al progetto in modo determinante, raccogliendo 10 milioni di sterline fra il 2019 e il 2020 per riuscire a portare a termine i lavori. «Tornare qui è la chiusura di un cerchio. All’inizio avevamo un desiderio: che ci potessimo chiamare ancora Wimbledon, che giocassimo in blu e giallo e che tornassimo a farlo a Plough Lane. Dovremo aspettare ancora qualche mese prima di rientrare davvero sugli spalti, ma siamo tornati a casa e nessuno ce la porterà più via».
Cover image: photo by Catherine Ivill/Getty Images
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