Lo stadio che celebra El Pibe, nel quartiere dov’è cresciuto.
C’è un luogo all’interno di Buenos Aires, del sovrapporsi dei suoi quartieri e delle sue tante squadre di calcio, che sembra riuscire a rallentare per un momento il veloce scorrere dei fotogrammi della carriera di Diego Maradona. Situato nella parte ovest della città, l’Estadio Diego Armando Maradona non è solo intitolato al Pibe de Oro, ma è il luogo dove il campione argentino è cresciuto e si è affermato, prima di spiccare il volo verso l’Europa.
Una ragnatela di altri stadi di calcio avvolge la casa dell’Argentinos Juniors, tanto da poterli collegare fra loro come puntini su una mappa (l’Estadio Arquitecto Ricardo Etcheverri, a sud-est; l’Estadio Islas Malvinas, a sud-ovest; l’Estadio Don León Kolbovsky, a nord-est). Un tessuto di fútbol e forte identità sociale che rappresenta l’eccezionalità di Buenos Aires e della sua tradizione calcistica, e che esalta ancor di più quel singolo luogo che spicca sugli altri grazie allo straripante ricordo di Diego.
Anche chiamato Estadio Paternal, dal nome del quartiere principale in cui si trova (anche se il barrio preciso è Villa General Mitre), o semplicemente Estadio Argentinos Juniors, l’impianto fu inizialmente inaugurato il 27 aprile 1940 con una struttura spartana, prevalentemente in legno, che non sopravviverà a sé stessa.
Quando Diego Armando Maradona debutta in Prima Squadra all’età di 15 anni, è il 20 ottobre 1976. El Pibe era cresciuto nelle giovanili del club, e rimarrà in maglia rossa fino al 1981, prima di una parentesi al Boca Juniors preludio del salto verso Barcellona.
In quegli anni ci allenavamo fino a morire, con la pioggia e con il sole, solo per la passione per il calcio. E molte persone del club diedero tutto di loro stesse per formarci come calciatori e come uomini.
Diego Armando Maradona
Ma all’affacciarsi del nuovo Millennio, lo stadio dell’Argentinos Juniors era ormai in condizioni disastrose. Già negli anni ’80 il club aveva deciso di operare un’ampia trasformazione dell’edificio, di fatto ricostruendo l’impianto sullo stesso isolato compreso fra le Avenida Boyacá, Calle San Blas, Calle Juan Agustín García e Calle Gavilan. Inizialmente, l’idea era di investire i quasi 6 milioni di dollari incassati dalla cessione di Diego al Barcellona: soldi che, invece, vennero utilizzati per le strutture di allenamento del club e la crescita dei giovani talenti (che dopo Maradona, vedranno formarsi calciatori del calibro di Fernando Redondo, Juan Román Riquelme ed Esteban Cambiasso).
Il progetto fu posticipato agli anni ’90 e, quando partì, dovette scontrarsi anche con una grave crisi economica che affossò il club, costringendolo a mettere i lavori per lo stadio in secondo piano per diverso tempo. Il cantiere rimase aperto per dieci anni, dal 1993 fino all’inaugurazione del 26 dicembre 2003 e, l’anno successivo, lo stadio fu intitolato a Diego Armando Maradona.
Il 10 agosto 2004, per festeggiare il centenario dalla fondazione (15 agosto 1904), l’Argentinos Juniors giocò un’amichevole con i campioni in carica del River Plate e, contestualmente, svelò l’intitolazione ufficiale dello stadio al più grande calciatore della sua storia.
Oggi, l’Estadio Diego Armando Maradona ha ceduto al progresso con l’inserimento di un “prefisso” sponsorizzato (il nome dell’azienda Autocrédito compare subito prima di quello del Pibe), e lo stadio è un’incombente struttura a ferro di cavallo rettangolare (il lato sud-est è senza gradinata) dove spiccano le due tribune centrali: la tribuna Visitante, lungo Avenida Boyacá, lato nord, e la Platea Local, su Calle Gavilan, imponente struttura a tre livelli quasi verticali, che ospita anche i palchi, le panchine delle squadre e il tunnel di accesso sul campo.
Sbucare da un angolo dell’isolato, e ritrovarsi sotto il cemento delle tribune, circondati da murales che celebrano l’epica dell’Argentinos Juniors e il valore identitario per la gente del posto, non è soltanto il punto d’arrivo del semplice tragitto verso questo stadio. Ma è come sentire di fermare il tempo per un attimo, e tornare a ben prima dello slalom dell’Azteca o delle magie del San Paolo. Quando Diego abitava qui, a quattro isolati dallo stadio, e si allenava “fino a morire, con la pioggia e con il sole, solo per la passione per il calcio”.
All’interno dell’Estadio Diego Armando Maradona è ospitato anche il Museo dell’Argentinos Juniors, aperto generalmente il martedì e il venerdì, mentre il club propone anche un tour guidato dell’impianto, ogni sabato mattina o in un pacchetto combinato con il ticket della partita.
La casa d’infanzia di Maradona si trova in Calle Lascano 2257, poco più a nord dello stadio risalendo da Calle Gavilan, e oggi è diventata una casa-museo, “La casa del D10S”, proprietà di Cesar Perez che ne è guida privata.
Diego Armando Maradona è scomparso prematuramente il 25 novembre 2020, all’età di 60 anni.
Cover image: photo by Marcelo Endelli/Getty Images
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