Spunti classici per lo studio di un impianto sportivo nella città di Tabriz.
Come provare a fondere insieme l’esperienza architettonica e culturale del proprio Paese, con le linee contemporanee per la progettazione di uno stadio di calcio? L’architetto iraniano Esmaeil Ilghami ha immaginato uno stadio che riproponesse l’affascinante estetica dell’architettura persiana, da inserire nella propria città, Tabriz, in Iran, e ha voluto condividere il suo progetto con Archistadia.
Una struttura che richiama tutta una serie di dettami di uno stile più che millenario per l’area del cosiddetto Grande Iran. Ecco, quindi, che l’impianto rettangolare dello stadio è segnato da quattro cupole agli angoli dell’edificio, con vetrate policrome che ne esaltano l’effetto della luce solare che filtra al loro interno e illumina i passaggi interni.
Le geometrie e le simmetrie sono evidenti, in uno stadio che per materiali e impatto estetico sembra un curioso parallelo delle scelte di “stadio urbano” declinate dall’architetto Vittorio Gregotti nelle sue opere (in particolare il Ferraris di Genova, ma anche gli stadi di Agadir e Marrakech). Ognuna delle quattro tribune è segnata da due ordini di porticato, con archi inflessi che offrono al pubblico una vista sul parco esterno e nobilitano ulteriormente l’edificio agli occhi del visitatore.
Lo stadio è calato in un’ampia area verde alle porte della città di Tabriz, con giardini dove l’esperienza europea si mescola alle scelte geometriche più vicine alla tradizione persiana. L’aggiunta di spechi d’acqua e piante di diverse dimensioni definiscono i percorsi d’accesso, e ognuna delle quattro tribune si trova in corrispondenza di un viale o di uno spazio aperto aulico che conduce lo spettatore verso l’impianto. Un podio ottagonale, riccamente decorato da una pavimentazione piastrellata con motivi geometrici ripetuti, è la fascia intermedia di accesso allo stadio che abbraccia l’edificio.
Internamente, lo stadio si sviluppa su tre anelli che hanno un impatto soprattutto scenico, ma rimangono piuttosto ridotti nelle dimensioni, e sono segnati da un ripetersi di arcate inflesse che collegano le gradinate con i passaggi di distribuzione interna. La scelta di inserire un arredo verde lungo le tribune, è un tocco quasi kitsch che riporta ai palazzi nobiliari e alla loro estrema opulenza.
Cover image: photo by Esmaeil Ilghami / in esclusiva per Archistadia
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