Focus su tre opere di Pier Luigi Nervi, fra cui lo Stadio Franchi di Firenze.
A dicembre 2021 ha preso ufficialmente il via “REcube: REthink, REvive, REuse – Trasmettere la conoscenza per una rigenerazione sostenibile del Patrimonio Europeo in cemento armato”, un progetto che si propone di coinvolgere varie università europee per studiare le opportunità di rilancio delle architetture moderne sul nostro territorio.
REcube, finanziato dal programma ERASMUS+, linea KA220 (partenariati di cooperazione europei per l’innovazione) intende trasmettere e diffondere a livello europeo e internazionale un nuovo approccio sostenibile alla conservazione e al riutilizzo dell’architettura moderna in calcestruzzo armato, valorizzando questo significativo patrimonio europeo.
Il programma è rivolto agli studenti di laurea magistrale e di master dei corsi di studio in ingegneria e architettura delle università partner del progetto, e il programma formativo di REcube intende favorire lo sviluppo di una nuova mentalità nel campo della Rigenerazione del Patrimonio Moderno.
È infatti tempo di ripensare al modo di gestire e trasformare l’architettura del nostro recente passato, come poterla ripristinare e soprattutto riutilizzare in maniera corretta e sostenibile. Un tema di estrema attualità, visto che per molti paesi europei entro il 2050 l’80% dell’architettura sarà costituito da patrimonio edilizio preesistente, di cui il 97% dovrà essere ristrutturato ed eventualmente riqualificato.
Il progetto durerà 36 mesi ed è stato concepito e realizzato da un partenariato europeo universitario di grande respiro, di cui il capofila è il Politecnico di Milano, con il Laboratorio Nervi del Polo Territoriale di Lecco.
La compagine di progetto coinvolge una serie di importanti università europee, con i loro dipartimenti di ingegneria e architettura: Budapest University of Technology and Economics (Ungheria), Delft University of Technology (Paesi Bassi), Hafencity Universität Hamburg (Germania), Middle East Technical University (Turchia), Politecnico di Torino (Italia), Universidad Politécnica de Madrid (Spagna), Università degli Studi di Napoli Federico II (Italia), Université Libre de Bruxelles (Belgio), University of Minho (Portogallo) e Università di Roma La Sapienza (Italia).
REcube vede anche la partecipazione della Fondazione Pier Luigi Nervi Project di Bruxelles, da oltre 10 anni impegnata nello studio e nella divulgazione dell’opera del grande progettista e costruttore italiano, e di ICOMOS Italia, il chapter italiano dell’associazione advisor dell’UNESCO che ha come missione promuovere la conservazione, la protezione, l’uso e la valorizzazione di monumenti, complessi costruiti e siti (ed è stata recentemente impegnata nella redazione delle linee guide per il recupero dello Stadio Flaminio di Roma)
Nel corso dei tre anni di durata del progetto, i 33 studenti selezionati annualmente in ogni università riceveranno una formazione che prevede lo svolgimento di un MOOC (Massive Online Open Course) espressamente realizzato per il programma REcube, propedeutico alla partecipazione a 2 workshop annuali: un corso intensivo virtuale su tematiche scientifiche di avanguardia, seguito da un’esperienza progettuale in presenza, nell’ambito della quale si affronteranno la riqualificazione e il recupero architettonico e strutturale di opere realizzate da uno dei Maestri del calcestruzzo armato, Pier Luigi Nervi: lo Stadio Franchi di Firenze, Torino Esposizioni e la piscina Mincio di Milano.
Entro il 2050, l’80% del patrimonio edilizio intorno a noi sarà costituito da architettura “moderna”, successiva al 1900, e il 97% di esso andrà ristrutturato e riqualificato.
I materiali realizzati nel corso dei tre anni di durata del partenariato saranno resi disponibili online su una piattaforma open source, mentre la metodologia proposta agli studenti sarà codificata nelle Linee Guida REcube, pubblicate alla conclusione del progetto.
Come abbiamo già sottolineato in passato, anche qui su Archistadia, al di là dell’opportunità o meno di salvare certi edifici, quello che ancora manca (in particolare in Italia) è la consapevolezza che l’Architettura Moderna sia un periodo costruttivo al pari valore dei suoi predecessori, più classici, conosciuti e “pubblicizzati”. Ancor più se pensiamo che gli edifici moderni del Novecento sono gli unici davvero pensati per la vita contemporanea, e quindi da provare a rinnovare e adeguare per non essere costretti a nuovi percorsi di edificazione e inutile cementificazione delle nostre città.
Strutture ed edifici in calcestruzzo armato hanno plasmato la modernità europea, dando vita ad una cultura architettonica condivisa che ha segnato il nostro continente con uno linguaggio costruttivo comune. Codificare e diffondere buone pratiche unificate per proteggere in modo sostenibile questo patrimonio è un modo per rafforzare la nostra identità europea, aprendo al contempo nuove possibilità creative per giovani progettisti, costruttori e urbanisti.
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