I continui rinnovamenti vissuti da uno stadio che è ancora simbolo sportivo della città.
Il rapporto fra lo sport e la città di Lione è sempre stato rappresentato da un percorso architettonico di valore nel panorama francese, che ha vissuto vari momenti di rinnovamento ma, allo stesso tempo, anche di tutela del passato e di riuso delle strutture storiche. Il manifesto di questa capacità di evolversi di una città che da sempre è laboratorio architettonico della Francia, è senz’altro il passaggio dallo Stade Gerland al nuovo Parc OL, avvenuto nel 2016, che ha aperto un nuovo capitolo nella vita sportiva dei tifosi e dei cittadini di Lione.
Le prime mosse dello sport lionese vanno rintracciate a fine Ottocento, in particolare quando alcuni ex studenti del Lycée Ampère fondano nel 1890 la prima associazione sportiva della città, l’Union Sportive du Lycée Ampère. Da qui si sviluppano in particolare l’atletica, il calcio e il rugby, e viene fondato prima l’FC Lyon (nel 1893) poi la grande società polisportiva Racing Club de Lyon (1898).
Nel 1900, il Racing diventa il primo club di Lione ad avere un proprio impianto, lo Stade de la Route d’Heyrieux (sul cui luogo oggi c’è lo Stade Vuillermet). Con due campi da gioco, un anello di pista in erbe e campi da tennis. Dopo aver assorbito le società Stade Lyonnais, Philegie Club e Cercle Sportif, il Racing si trasforma in Lyon Olympique nel 1902, denominazione a cui poi si aggiungerà la parola “università”, dando vita al LOU (Lyon Olympique Universitaire), club rugbistico che conosciamo oggi.
La Gerland, un compendio di architettura europea del primo Novecento
Arrivati agli anni ’10 del Novecento, sia l’FC Lyon che il LOU hanno strutture sportive proprie ma la città di Lione persegue comunque il progetto di un nuovo grande stadio comunale che superi il concetto di stadio e velodromo realizzato su iniziativa privata, come fino a quel momento era accaduto in Francia.
L’idea e la spinta a costruire il nuovo impianto arrivarono da Edouard Herriot, sindaco di Lione dal 1905 al 1957, e deciso a realizzare una struttura che fosse fulcro per sviluppare nuove politiche di salute pubblica e di educazione, oltre a consentire a Lione di “rivestire un ruolo di capitale nel particolare campo dell’educazione fisica e dello sport, ruolo che non ha mai potuto ottenere in altri ambiti”.
Su progetto dell’architetto lionese Tony Garnier(1), prende forma lo Stade Gerland, il cui nome ufficiale sarà “Stade des Sports Athlétiques”. I lavori iniziano nel 1913 ma vengono forzatamente rallentati dalla Prima Guerra Mondiale: in sequenza, vengono ultimati e aperti l’anello di pista per il ciclismo, la pista di atletica e gli spogliatoi ma bisognerà attendere il maggio 1926 per assistere all’inaugurazione ufficiale e all’apertura delle gradinate che possono ospitare 35mila posti.
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La Gerland che nasce fra gli anni ’10 e ’20 è un compendio di architettura europea del primo Novecento, con tratti neoclassici eleganti ma imponenti allo stesso tempo, che reinventano l’idea dell’antico “stadio” di concezione classica e lo declinano in una versione adeguata all’entusiasmo per le discipline sportive moderne: qui, infatti, il focus iniziale è sull’atletica, sul ciclismo e sulla ginnastica e il progetto iniziale prevedeva anche la realizzazione di una piscina, preludio al grandioso progetto di Tony Garnier che sognava una sorta di città dello sport, completata da campi da tennis, villaggio per gli atleti, palestre e spazi comuni.
L’anello perimetrale in cemento armato è quasi un superellisse ma sarebbe più corretto considerarlo come un doppio ferro di cavallo, con i rettilinei molto allungati e un unico livello di gradinate che corre tutto intorno. Dall’esterno, quattro giganteschi portali monumentali ad arco inquadrano gli ingressi del pubblico ai lati delle due tribune, e sono completati da rampe di scale che conducono al ballatoio superiore, il tutto incastonato nei piccoli pendii di verde che quasi incasellano lo stadio all’interno di un’affascinante piccola collina naturale.
…e il calcio?
Nella Gerland così concepita in effetti non c’è spazio per il rugby, né tantomeno per il calcio (che a Lione ancora deve esistere davvero). Lo stadio è pensato per l’atletica, anche se non riuscirà mai a raggiungere la ribalta olimpica (Lione perderà la corsa ai Giochi 1920, 1924 e 1968), e il campo da gioco e la configurazione dello stadio sono del tutto inadeguati agli sport di squadra sul rettangolo centrale.
La fugace presenza della sezione calcistica dell’FC Lyon nella finale della prima edizione della Coppa di Francia (1917) è poca cosa e questo sport rimane all’ombra del rugby ancora per alcuni decenni in città.
L’imprenditore locale Jean Mazier tenta più volte di fondare un club professionistico di calcio ma ogni volta senza fortuna. C’è però un sentimento appassionato crescente da parte dei cittadini di Lione verso questo sport, che anche a livello europeo inizia a trovare riscontri dagli anni ’30 in poi. Ed è la sezione-calcio del Lyon Olympique Universitarie che fa il primo passo decisivo, vincendo il campionato francese della zona sud nel 1945 e dando seguito al passaggio nel professionismo.
Il rugby era ancora la disciplina principale del LOU e nel 1950 arrivò una scissione storica: il calcio si staccò dal club, diventando OL – Olympique Lyonnais, e ottenendo dal Comune l’uso in affitto dello Stade Gerland.
Lione “Mondiale”
La suddivisione fra LOU (rugby) allo Stade des Iris di Villeurbanne e OL (calcio) alla Gerland, contribuisce a far sì che quest’ultimo impianto inizi a essere riconfigurato e migliorato per essere più adatto al football.
Si inizia a ragionare sull’aggiunta di una copertura, vengono aggiunti piccoli settori di tribuna per aumentare la capienza e, nel 1961, si immagina addirittura il concept di un ampliamento enorme, che possa triplicare gli anelli di gradinata facendo della Gerland uno stadio simile al Camp Nou odierno, e perfetto per la candidatura olimpica di Lione 1968.
Con l’assegnazione dei Giochi 1968 al Messico, quell’ambizioso restyling viene ridimensionato: si elimina la pista del ciclismo, vengono raddoppiate le tribune e ampliate le gradinate di curva, configurando un catino da 50mila posti. Un ulteriore intervento (firmato dall’architetto René Gagès) arriva in occasione di Euro ’84, con la demolizione della pista d’atletica e l’allungamento delle tribuna di qualche fila ulteriore verso il basso.
La svolta definitiva arriva in occasione dei Mondiali di France ’98. Il concorso di progettazione(1) per la ristrutturazione completa dello stadio viene vinto da Albert Constantin con l’Atelier de la Rize, che propongono uno stadio-nello-stadio con due nuove gradinate di curva (a due anelli) a ridosso del campo e l’ampliamento delle tribune laterali: la configurazione diventa a 4 settori separati fra loro, tutti coperti e ricavati all’interno del perimetro di muratura storica di Garnier, che dal 1967 è anche sotto tutela dai Beni Culturali francesi.
Il rugby, un ritorno al futuro
Con l’apertura del nuovo stadio Parc OL a gennaio 2016, l’Olympique Lione lascia infine la Gerland, impossibile da ampliare ancora sia per i vincoli storici alla struttura esterna sia per le difficoltà dell’idea.
Per la Gerland si apre un nuovo capitolo che guarda al futuro ma pesca dal passato: il LOU di rugby (oggi gestito dalla società di intrattenimento e media GL Events) ritorna in quello stadio che fra gli anni ’30 e ’50 era ingestibile e inadeguato per la palla ovale ma che ora, con un investimento di 40 milioni di euro è stato ulteriormente migliorato.
Le due tribune laterali vengono riconfigurate, e si mette mano anche alle curve, scavando e ricostruendo il primo anello ancora più a ridosso del campo, modificando leggermente il rettangolo di gioco per il passaggio definitivo dal calcio al rugby.
La rinnovata Gerland (mentre scrivo, denominata Matmut Stadium per motivi di sponsor) si propone quindi nel nuovo millennio, in un percorso che idealmente continua a unire le due realtà sportive più importanti della città (LOU e OL) in momenti diversi della loro storia, e rimanendo denominatore comune delle epoche cittadine, con la sua evoluzione e i suoi rinnovamenti: una stratificazione a cielo aperto della storia architettonica e sportiva di Lione.
- lo Stade Gerland è qui, su Google Maps
- lo Stade Vuillermet (ex luogo del pionieristico Stade de la Route d’Heyrieux) è qui, su Google Maps
- lo Stade des Iris Villeurbanne (uno dei primi campi sportivi del Lyon Olympique) è qui, su Google Maps
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(1) Tony Garnier (1869-1948) è stato un architetto e urbanista, cruciale per la sua opera di studio e critica dell’architettura Moderna nella sua applicazione sulla società di inizio Novecento. Uno dei suoi progetti fondamentali è la “Città Industriale” (La Cité Industrielle, 1917), un concept di conglomerato urbano di media grandezza, pensato sull’esempio di Lione, per far coesistere in equilibrio le persone, la natura e il costruito.
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(2) uno dei progetti candidati al concorso di progettazione per il restyling della Gerland, a metà anni ’90, fu portato dall’architetto Giancarlo Ragazzi che pochissimi anni prima aveva firmato l’ampliamento del terzo anello di San Siro, insieme all’arch. Enrico Hoffer. La proposta di Ragazzi non si discostava troppo dalla versione poi vincente, ma lasciava le curve ad arco in posizione originale e quindi ancora troppo distanti dal campo oltre che più piccole come dimensioni e capienza.
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