Estetica ed ecosostenibilità come spunti fondamentali di un torneo controverso.
I Mondiali di calcio di Qatar 2022 sono ormai da mesi oggetto di forte dibattito e segneranno certamente uno dei momenti di svolta (in positivo o in negativo?) nella storia del calcio moderno e della sua evoluzione socio-culturale. Partite giocate in inverno, stadi smontabili, scenari desertici ed esotici come forse mai prima d’ora.
Ma al di là della componente geopolitica che anima la discussione sull’opportunità di assegnare il Campionato del Mondo a un Paese come il Qatar, vogliamo provare guardare le cose da un punto di vista più distaccato e leggero, analizzando gli stadi e il concetto di “torneo-evento” che la Nazione araba ha immaginato e pianificato.
Più nello specifico, gli stadi che vedremo a Qatar 2022 partono da una base estetica non banale: il carattere evocativo delle architetture che ospitano le gare vuole celebrare l’identità culturale e artistica locale attraverso geometrie e schemi ripetuti, che pescano a piene mani dalla tradizione figurativa del Paese.
Ecco allora che troviamo alcuni stadi dal guscio estremamente riconoscibile, come il Lusail Stadium di Doha (80mila posti, Foster+Partners, 2020) sviluppato su pianta circolare e che si mostra con un rivestimento dorato, a maglia intrecciata, con un pattern di triangoli che si inseguono fra loro a comporre una forma svasata che richiama le ciotole artigianali tipiche della storia antica del mondo arabo.
Lo stesso spunto che vediamo, sempre a Doha, nell’Al Thumama Stadium (40mila posti, Ibrahim M. Al Jaidah / Arab Engineering Bureau, 2021), anche qui su pianta circolare ma sviluppato in senso cilindrico in altezza, con un rivestimento solcato da curve festose a simboleggiare la “gahfiya”, tradizionale berretto indossato da uomini e ragazzi in tutto il mondo arabo e che rappresenta il raggiungimento della maggiore età.
Ancora quindi il tema della tradizione e dell’arte. L’Ahmad bin Ali Stadium, ad Al Rayyan (44mila posti, Pattern Architects e Ramboll UK, 2020), è la versione rinnovata del vecchio impianto e presenta un rivestimento esterno leggermente staccato dall’edificio, con un’intelaiatura intricata con intrecci geometrici ripetuti che ricordano gli spazi naturali della zona, fra dolci dune di sabbia e spazi verdi lussureggianti.
L’Education City Stadium (45mila posti, Fenwick Iribarren Architects e Pattern Design, 2020) invece si può considerare uno dei simboli dell’impegno del Qatar nello sviluppo dello sport locale, al di là dei Mondiali: inserito nella cittadella universitaria della Qatar Foundation, in quello che è un vero e proprio conglomerato urbano di recente creazione (l’Education City, per l’appunto, realizzata fra il 1997 e il 2003 e ulteriormente ampliata nel corso degli ultimi vent’anni), lo stadio è la gemma centrale di una serie di strutture sportive dislocate nei paraggi, ai quali è collegato con viali e strade che lo mettono in relazione anche con gli edifici del campus.
Un design ultramoderno (facciata semi-trasparente e retro-illuminata) si unisce bene ai motivi geometrici riferiti all’arte locale e lo rende catalizzatore visivo della zona.
Di diverso approccio estetico sono l’Al-Bayt Stadium, ad Al-Khor (60mila posti, Dar Al-Handasah, 2021), dove si giocherà la partita inaugurale del torneo, e l’Al Janoub Stadium di Al Wakrah (40mila posti, Zaha Hadid, 2019).
- Leggi anche: Alcune cose da sapere sull’Al Bayt Stadium
Ancora una volta il tratto rappresentativo di copertura e involucro esterno è evocativo e simbolico: l’Al-Bayt è incastonato all’interno di una vera e propria riproduzione della “bayt al sha’ar“, la tenda tradizionale dei nomadi del Qatar qui riletta con una magnifica struttura che moltiplica le dimensioni dell’oggetto originale e lo celebra in modo eccezionale. Sul lato della sostenibilità, l’anello superiore delle gradinate è stato progettato per essere rimosso dopo il torneo, consentendone il riutilizzo in impianti sportivi più piccoli in altri luoghi del Paese.
L’Al Janoub Stadium è l’altro splendido segno estetico di questi Mondiali. Immaginato da Zaha Hadid Architects, il suo profilo morbido e ondulato rappresenta le vele delle tradizionali barche da dhow del Qatar, gonfiate dal vento. Un omaggio alla storia locale di Al Wakrah e al passato legato alla pesca e al commercio di perle.
Infine, due casi di strutture che (già ora o in futuro) si basano su un concetto di rinascita: il Khalifa International Stadium di Doha (48mila posti, Dar Al-Handasah, 2017) si presenta ai Mondiali dopo il progetto di restyling che ha rinnovato la sua immagine originale (1976), conservando i due ampi archi longitudinali – tratto identitario dell’edificio – ora accompagnati da una copertura a baldacchino (utile anche per ospitare il sistema di condizionamento interno dell’aria), e completata dalla nuova facciata esterna, con retro-illuminazione digitale.
A questo va aggiunto lo Stadium 974 (“974” è il prefisso internazionale del Qatar), a Ras Bu Abboud, una decina di km da Doha (40mila posti, Fenwick Iribarren Architects, 2021): composto da container per spedizioni internazionali, inglobati in un’intelaiatura di acciaio, al termine dei Mondiali sarà completamente smontato e i materiali verranno riutilizzati nel cantiere per l’urbanizzazione dell’area (a questo stadio dedicheremo un articolo specifico qui sul sito, nei prossimi giorni).
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- per una lettura più approfondita sugli stadi di Qatar 2022, ho scritto un articolo in collaborazione con la rivista TSport – Sport&Impianti n347 settembre-ottobre 2022 (versione online qui)
- per saperne di più sulle ambizioni di ecosostenibilità di questi Mondiali, ho scritto un articolo di approfondimento per la rivista l’Ultimo Uomo, qui
Rinunciare a parlare dei Mondiali di Qatar 2022 credo sarebbe sbagliato, per quello che è sempre stato l’obiettivo del progetto divulgativo di Archistadia. Qui sul sito e sul profilo Instagram, quindi, proveremo a concentrarci su aspetti specifici relativi agli stadi e al torneo, per guardare le cose da un punto di vista il più possibile distaccato ma ben consapevoli delle storture sociali e della grave situazione di continue violazioni dei diritti umani che permangono nel Paese. Se volete recuperare tutti gli articoli dedicati, li trovate qui
Cover image: Vista esterna dell’Al Thumama Stadium di Doha, alla vigilia dei Mondiali di Qatar 2022 (Photo by GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images / OneFootball)
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