Una situazione che oggi sarebbe quasi impensabile.
Nel corso della stagione 2017/2018 il Tottenham era stato obbligato a giocare l’intera stagione a Wembley come stadio di casa temporaneo, vista la concomitanza dei lavori di costruzione del nuovo impianto, e l’ipotesi di affittare l’Emirates Stadium dei rivali dell’Arsenal era sempre stata respinta al mittente dai Gunners: «Non ci interessa e comunque nessuno ce l’ha chiesto. Abbiamo faticato molto per costruirci il nostro stadio», dichiarava Arséne Wenger a inizio 2016. Di offrire ospitalità ai rivali storici in casa propria non se ne parlava, un gesto probabilmente fuori dal tempo nel calcio attuale e soprattutto in tali condizioni di rivalità cittadina.
Ma in passato ci fu un momento in cui l’Arsenal offrì al Tottenham l’utilizzo del proprio stadio, con gli Spurs che, successivamente, ricambiarono il favore. Una storia di cavalleria e di gentiluomini che ci porta tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento, in concomitanza con le due guerre mondiali.
Se oggi l’Arsenal si rifiuterebbe categoricamente di ospitare il Tottenham nel suo impianto (con grande sollievo dei suoi tifosi), durante la I Guerra Mondiale offrì volontariamente l’utilizzo di Highbury ai cugini, mentre White Hart Lane era stato chiuso e rilevato dal Dipartimento della Guerra britannico per le operazioni belliche.
Lo stadio degli Spurs era stato temporaneamente trasformato in fabbrica di armamenti nel settembre del 1916, in particolare per le attività volte alla produzione di maschere antigas. L’Arsenal decise allora di offrire agli Spurs l’utilizzo di Highbury, e la stessa cosa fece il Clapton Orient (l’attuale Leyton Orient) con il suo Millfields Road. Il Tottenham esordì ad Highbury il 16 settembre 1916 come squadra di casa, perdendo 2-3 contro il Luton Town in una partita del “London Combination”⁽*⁾, un torneo regionale per le squadre di Londra istituito negli anni della guerra, visto lo stop dei campionati ufficiali. 6mila persone accorsero per quella gara e, nei tre anni successivi, gli Spurs giocarono un totale di 32 partite ad Highbury, l’ultima contro il QPR il 12 aprile 1919.
Le calze blu nella divisa dell’Arsenal
Così com’era accaduto per gli Spurs, anche l’Arsenal si trovò presto a dover fare i conti con le conseguenze della guerra. Durante la II Guerra Mondiale, Highbury venne trasformato in presidio ARP (Air Raid Precautions), cioé un centro di controllo e prevenzione dagli attacchi aerei che potevano colpire la capitale inglese. I Gunners in quel momento non avevano più un campo dove giocare le proprie partite e il Tottenham, memore dell’ospitalità offerta nel 1916, ricambiò il favore mettendo a disposizione White Hart Lane.
La prima gara “casalinga” dell’Arsenal a White Hart Lane si giocò il 21 ottobre 1939: terminò con una vittoria per 8-4 contro il Charlton in uno dei tanti campionati locali organizzati nella pausa bellica forzata, la South A Division (che l’Arsenal andrà a vincere nella primavera successiva).
Furono 8.934 gli spettatori di Arsenal-Charlton, ma va detto che alcuni settori di White Hart Lane non erano aperti al pubblico. Durante la guerra, infatti, il governo non permetteva di radunare troppe persone in un solo luogo per motivi di sicurezza. Inoltre, alcune parti dello stadio del Tottenham erano utilizzate come magazzino per conservare oggetti ed effetti personali degli abitanti del quartiere che avevano dovuto abbandonare le proprie case durante i bombardamenti.
L’Arsenal (che poi si ritroverà lo stesso Highbury bombardato durante il conflitto) giocherà un totale di 133 partite a White Hart Lane, compresa un’amichevole contro la Dinamo Mosca il 21 novembre 1945, durante lo storico tour britannico della squadra sovietica. Dopo il gesto di ospitalità del Tottenham, leggenda vuole che i Gunners abbiano mantenuto il blu nei calzettoni anche negli anni del secondo dopoguerra, come segno di riconoscenza nei confronti dei rivali, anche se questa rimane una motivazione troppo romantica e poco probabile, dato che il blu era già presente nella divisa dell’Arsenal fin dagli anni ’20.
Successivamente, verso la fine degli anni ‘70, tornò in auge l’idea di uno stadio condiviso fra Tottenham e Arsenal. Non più per cause esterne di forza maggiore, ma per un ambizioso piano di rinnovamento che doveva coinvolgere il destino dell’Alexandra Palace, il grande palazzo vittoriano situato a nord di Londra e oggi famoso come sede di concerti e grandi eventi, tra cui le annuali finali mondiali di freccette. Varie ipotesi erano argomento di dibattito all’epoca e si era fatta largo anche l’idea di demolirlo, costruendo al suo posto un nuovo stadio da 70mila posti che ospitasse Arsenal e Tottenham (e anche la Nazionale inglese, con tanti saluti a Wembley, evidentemente).
L’idea, sul momento, parve così esaltante da far titolare al Daily Express un fiducioso “ARSENAL HOTSPURS!”, consigliando anche alle squadre di Manchester e Liverpool di seguire quell’esempio. Si pensò anche a nuove linee di trasporto che collegassero l’area dell’Alexandra Palace con il centro di Londra (tra cui una monorotaia) per rendere fattibile un’idea che in realtà non lo era e che, nel 1979, venne definitivamente accantonata. Nonostante lo stadio condiviso sia molto comune alle nostre latitudini, fu improbabile replicarlo nel calcio inglese e, al netto di qualche proposta più o meno credibile, rimangono solo le cronache di quando Arsenal e Tottenham misero da parte la rivalità e si prestarono a vicenda le chiavi di casa.
⁽*⁾ il London Combination, dopo la ripresa dei campionati, si trasformò in “Football Combination”, torneo dedicato alle squadre riserve dei Club professionistici dell’Inghilterra del sud, Midlands e Galles. Con l’avvento della nuova Reserve League della Premier League, il Football Combination perse rilevanza e dal 2012 non è più attivo.
© Riproduzione Riservata