Da Highbury all’Emirates Stadium, un elemento che annoda il filo della storia dei Gunners.
Il 27 luglio 2006, nel corso della prima fase di dismissione di Highbury, stadio londinese dell’Arsenal, venne rimosso dalla gradinata Clock End uno degli oggetti più iconici dell’impianto: il famoso orologio, che aveva segnato il tempo durante le partite dei Gunners per oltre 70 anni, e che aveva determinato parte della percezione popolare di quel luogo.
Era un semplice disco bianco, del diametro di 2,64 metri, con un quadrante composto da numeri romani e da uno stile Art déco, con un anello zigrinato interno e due lancette nere, anch’esse modanate in stile Art déco – che era d’altronde lo stile architettonico principale che aveva definito l’ampliamento dello stadio Highbury a inizio anni ’30 (l’estetica arrivata fino a noi, di cui abbiamo per esempio parlato qui).
L’idea di inserire un grande orologio su una delle tribune dello stadio era venuta a Herbert Chapman, allenatore prima e presidente poi dell’Arsenal, e fra i più importanti innovatori sia per il club (le maniche bianche furono una sua idea) sia per il calcio in generale (l’uso dei numeri di maglia, per esempio). Inizialmente, dopo un meeting societario all’Holborn Restaurant, il 3 luglio 1930, l’orologio venne issato nel in cima alla gradinata nord nel successivo mese di agosto (settore all’epoca chiamato Laundry End, ne abbiamo approfondito la storia qui) ed era in realtà un cronometro: segnava, infatti, solo lo scorrere dei 45 minuti del tempo di gioco, come espressamente richiesto dallo stesso Chapman.
Embed from Getty ImagesL’idea era tanto rivoluzionaria quanto bizzarra. L’orologio avrebbe dovuto permettere all’arbitro di concentrarsi sul gioco, senza preoccuparsi di controllare il minuto di partita: infatti, un inserviente aveva il compito di azionare la lancetta, di fermare il tempo ogni volta che il gioco era interrotto, e di suonare una forte sirena allo scadere dei 45 minuti.
Chapman pensò di far realizzare l’orologio alla storica azienda Omega, ma cambiò idea quando i responsabili pretesero di inserire il marchio aziendale sul quadrante. Si rivolse quindi alla Messrs Fisher & Co di Newcastle, che costruì il quadrante del peso di 1,25 tonnellate e lo issò in tempo per l’inizio della stagione 1930/31.
“We’re The Clock End”
Quel primo orologio ebbe comunque vita breve. Inizialmente era stato approvato dalla Football Association che però ne pretese la rimozione dopo appena un paio di mese, stabilendo che non potevano essere utilizzati cronometri che segnassero i 45 minuti di gioco, essendo strumento potenzialmente fuorviante per il direttore di gara – praticamente l’opposto dell’iniziale idea di Chapman! L’Arsenal trovò quindi un compromesso trasformando l’orologio in un classico sistema 12 ore/60 minuti, e il cui adeguamento tecnico fu nuovamente realizzato dalla Messrs Fisher (per un costo di 180 sterline dell’epoca, che al cambio attuale sarebbero circa 12mila £).
A dicembre 1931, dopo un anno di assenza, il nuovo orologio tornò a dominare la gradinata nord, ma aveva ancora molta storia da scrivere nello scorrere delle sue lancette.
Quando l’Arsenal vinse il terzo campionato consecutivo, nel 1935, ulteriori lavori di adeguamento vennero messi in opera ad Highbury e, in particolare, fu realizzato il tetto sulla gradinata nord, ormai ufficialmente diventata il settore dei tifosi di casa. Questo intervento costrinse un temporaneo spostamento dell’orologio nella “curva” opposta, la gradinata sud. Uno spostamento che però diventerà ben presto definitivo, con i tifosi che iniziarono a chiamare il settore affettuosamente “Clock End” (la gradinata dell’orologio) rendendo ancor più iconico il collocamento di quell’oggetto all’interno dello stadio.
Messrs Fisher & Co aveva garantito il funzionamento del quadrante per tre anni ma l’orologio rimarrà al suo posto per tutta la vita sportiva di Highbury, fino alla chiusura dell’impianto nel maggio 2006 – nonostante un mese del 1987 in cui improvvisamente smise di funzionare – e venendo soltanto portato più in alto quando l’intera gradinata sud fu ricostruita come parte delle trasformazioni dello stadio tra fine anni ’80 e gli anni ’90.
Il futuro nell’Emirates Stadium
Il trasferimento dell’Arsenal da Highbury all’Emirates Stadium, nell’estate 2006, e la successiva ristrutturazione del vecchio impianto in un complesso residenziale, hanno suggerito al club inglese di difendere la propria storia e la propria identità spostando l’orologio nel nuovo stadio. Sfruttando l’uso di una gru da 25 tonnellate, il lavoro di quattro operai e nove ore per l’installazione, l’orologio originale è stato issato sulla facciata esterna del nuovo impianto, ovviamente sul lato sud e in corrispondenza dell’arrivo del ponte meridionale di accesso, il Danny Fiszman Bridge.
Nel piazzale dello stadio, la statua di Herbert Chapman è proprio di fronte e guarda l’orologio e l’Emirates Stadium, seguendo (idealmente) il progresso della storia contemporanea del club.
Negli ultimi anni, inoltre, l’Emirates si è arricchito di altre due versioni dell’orologio. Nel 2010, una riproduzione a grandezza naturale è stata appesa alla copertura dell’impianto, all’interno dello stadio (sempre in gradinata sud – oggi nuovamente soprannominata Clock End), rinnovando il suo ruolo originale nel dettare lo scorrere del tempo durante le partite, mentre una versione digitale e retro-illuminata (ma rimpicciolita, con un diametro di 1,3 metri invece degli originali 2,6) è stata realizzata dalla storica azienda orologiaia Smith of Derby per essere installata all’interno degli spazi hospitality “Diamond Club” dello stadio.
- Leggi anche: Highbury, costruzione di un’identità – la storia del trasferimento dell’Arsenal nel nord di Londra
Dove potete trovare l’orologio di Highbury, oggi all’Emirates Stadium – un pratico riepilogo:
- l’orologio originale di Highbury si trova all’esterno dell’Emirates, facciata sud-est dello stadio, di fronte al piazzale con la statua di Herbert Chapman e l’arrivo del ponte pedonale Danny Fiszman Bridge
- la replica dell’orologio originale è appesa all’interno dello stadio, sulla copertura della gradinata sud
- la replica rimpicciolita e digitale accoglie gli spettatori all’interno dello spazio hospitality “Diamond Club”
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