Un documentario prodotto da DW Kick Off.
Nell’autunno del 1989 il calcio della Germania Est aveva raggiunto uno dei punti più alti della sua storia. La Dinamo Dresda era arrivata fino alla semifinale di Coppa UEFA pochi mesi prima, nell’edizione poi vinta dal Napoli di Maradona contro lo Stoccarda. Nuovi talenti si stavano affacciando al calcio professionistico e la Nazionale aveva appena battuto l’Unione Sovietica, sfiorando l’accesso ai Mondiali di Italia ’90.
Poi, il 9 novembre 1989, la caduta del Muro di Berlino. E oggi, a trent’anni di distanza, fra le squadre che all’epoca facevano parte del massimo campionato nazionale, la DDR-Oberliga, nessuna milita nella Bundesliga per la stagione 2019/2020. Un mini-documentario prodotto da DW Kick Off ha provato a indagarne i motivi.
La caduta del Muro ha davvero distrutto il calcio della Germania Est?
La riunificazione della Germania, per i club della parte est del paese, rappresentava la possibilità di raggiungere il modello economico e sportivo dell’ovest. «Per decenni avevamo guardato i nostri idoli in televisione: Bayern, Dortmund… e ora potevamo giocare contro di loro», ricorda Uwe Rösler, all’epoca ventenne talento della DDR e del Magdeburgo e, successivamente, uno dei calciatori più importanti della storia del Manchester City.
L’entusiasmo dei tifosi era alle stelle, perché finalmente le squadre potevano ambire a inserirsi nel sistema di sponsorizzazioni e marketing che alimentava i colossi del calcio occidentale. Ma la caduta del Muro provocò l’effetto opposto. Le fabbriche furono costrette a chiudere, migliaia di persone persero il proprio posto di lavoro, e l’economia stessa della Germania Est subì un pesante e inaspettato crollo. E così fu anche per le squadre di calcio.
All’avvio della stagione 2019/2020, l’Hansa Rostock, ultima squadra vincitrice del campionato della DDR (1990/91), gioca in 3.Liga, la terza divisione. La Dinamo Berlino, la Lokomotiv Leipzig e l’FC Erfurt sono in Regionalliga, la quarta divisione. L’FC Stahl Brandeburg, la squadra che lanciò nel calcio professionistico Steffen Freund (poi campione d’Europa con il Borussia Dortmund e con la Germania), milita nei dilettanti, in settima divisione.
All’indomani dell’unificazione delle due Germanie, Reiner Calmund, proprietario del Bayer Leverkusen, comprò immediatamente tre stelle del calcio dell’est: Ulf Kirsten (dalla Dynamo Dresda) e Andreas Thom (dalla Dinamo Berlino) e, tre anni dopo, Jens Melzig (anche lui da Dresda). A rimorchio, altre squadre dell’ovest puntarono i più grandi campioni che giocavano oltre il Muro, come Mathias Sammer, anche lui in forza alla Dinamo Dresda, che passò allo Stoccarda.
Bundesliga vs Oberliga
Il calcio della Germania Est era fondato su un’organizzazione “locale”, gestita all’interno dei confini della nazione. Gli sponsor non avevano né la capacità né i soldi per competere nel mercato europeo occidentale, e gli stessi club, legati a doppio filo alle aziende nazionali, si ritrovarono in un mondo molto più grande di loro.
La stessa fusione fra i due campionati tedeschi andò palesemente a discapito dei club dell’est: nel 1991, la Bundesliga (ovest) aveva 18 squadre, mentre la Oberliga (est) ne aveva 14. Per costituire il nuovo campionato nazionale unificato, tutte le squadre dell’ovest vennero confermate, e si aggiunsero solo due squadre dall’est (Dinamo Dresda e Hansa Rostock) facendo scalare tutte le altre nelle serie inferiori.
Da quel momento per il calcio dell’ex Germania est fu un declino inesorabile. Il Magdeburgo, vincitore di tre campionati e della Coppa delle Coppe 1974, che aveva chiuso in decima posizione il campionato di Oberliga 1990/1991, si ritrovò in Terza Divisione nella nuova Germania unita. Lo Stahl Brandeburgo fallì per bancarotta nel 1998 e la Dinamo Dresda retrocesse dalla Bundesliga nel 1995, con un carico di debiti per milioni di marchi, e non si rialzò più.
Il sistema tedesco
Se i club dell’ex Germania est subìrono il contraccolpo dell’unificazione, il sistema del calcio nazionale ne sta però beneficiando, rivolgendosi al futuro. I metodi e il coordinamento per la formazione giovanile, organizzati dalla Federazione tedesca all’inizio degli anni Duemila, con l’ex campione Matthias Sammer fra in promotori, si stanno rivelando fra i migliori al mondo. Qualità nel lavoro, attenzione ai dettagli e un sistema di scouting capillare per i ragazzi dai 10 anni d’età in su, hanno permesso al calcio tedesco di trovare una strada davvero unita per progredire.
I migliori calciatori tedeschi degli ultimi trent’anni, e quelli più rappresentativi per le varie epoche e i Mondiali giocati o gli Europei, provengono tutti dall’ex Germania Est: Sammer, capitano della Germania campione d’Europa 1996, nato a Dresda e cresciuto nella Dinamo; Michael Ballack, capitano della Nazionale negli anni Duemila, formatosi nel Karl-Marx-Stadt FC, in Sassonia; e Toni Kroos, nato nel 1990 a Greifswald, sulla costa tedesca del Mar Baltico.
Il calcio dell’ex Germania Est è ripartito dai singoli calciatori, e le stesse città hanno ritrovato uno splendore dimenticato e frenato, fino al 1989, da una situazione di chiusura globale rispetto al mondo esterno. La nascita dei Red Bull Lipsia, nel 2009, ha restituito a questa parte del paese una squadra ai massimi livelli del calcio nazionale e internazionale. E l’approdo dell’Union Berlino in Bundesliga, per la stagione 2019/2020, ha rappresentato l’ennesimo buon risultato di un percorso che era quasi ricominciato da zero trent’anni fa.
L’unificazione tedesca infranse improvvisamente i progressi del calcio al di là del Muro. Ma oggi, la realtà sportiva e sociale dell’ex Germania Est è rinata, ed è ripartita insieme a tutta la nazione.
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