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Quanto sono ecosostenibili gli stadi di Premier League?

Come stanno operando i club inglesi in termini di efficienza energetica.

Al di là dei risvolti mediatici più o meno sensazionalistici, il tema dell’ecosostenibilità è ormai sempre più centrale nel dibattito della società contemporanea, e impone una riflessione su quello che sarà il nostro futuro a breve/medio termine.

In architettura, in generale, e nell’architettura sportiva, in particolare, sono stati fatti passi avanti importanti negli ultimi dieci anni, con la comparsa di soluzioni tecnologiche sempre più specifiche per il risparmio energetico e l’efficienza dei consumi, e anche la Premier League inglese si sta adeguando, indirizzando i club su politiche virtuose.

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(Photo by Catherine Ivill/Getty Images)

Ormai tutti i nuovi stadi sono dotati di sistemi di riciclo e riuso dell’acqua, di produzione energetica mediante pannelli fotovoltaici e di illuminazione LED a basso consumo. Ora lo sguardo passa all’uso di materiali costruttivi adeguati e, soprattutto, alla diffusione di abitudini green tramite i servizi forniti agli spettatori.

Non si tratta di idealismo ma, banalmente, di «ottimizzare il business stesso legato al calcio e alle sue strutture», come dichiarato qualche mese fa da Peter Bradshaw, Responsabile della Sostenibilità per il Manchester City.

E proprio i club di Premier League, il massimo campionato inglese, ci danno un riferimento interessante in termini di soluzioni e innovazioni, per capire a che punto è l’ecosostenibilità nel calcio attuale. Uno studio condotto da Sport Positive Summit, in collaborazione con BBC Sport, ha classificato le attività delle squadre inglesi in termini di:

  • efficienza energetica
  • uso di energia pulita
  • quantità di plastica usata
  • gestione dei rifiuti
  • riuso idrico
  • offerta menu vegani e/o soluzioni simili
  • eventuale ricorso alla mobilità sostenibile
  • coinvolgimento dei tifosi tramite comunicazione mirata

Assegnando 1 punto per ogni ambito sul quale il club ha già messo in pratica iniziative specifiche, e 0,5 punti per quelli sui quali c’è soltanto una previsione di intervento, è stata stilata una classifica riassuntiva nella quale Arsenal, Manchester City, Manchester United e Tottenham risultano i club più virtuosi, con un punteggio di 8 su 8. In fondo alla classifica, chiude il Watford con appena 2,5 punti.

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Il Goal Line Bar, all’interno del nuovo stadio del Tottenham (Photo by IAN KINGTON/AFP via Getty Images)

Questa graduatoria riveste un interessante punto di partenza per la discussione, ma è evidente che l’impegno su questi temi sia in continuo divenire. Per esempio, il Southampton, con 5,5 punti nella tabella generale, fu il primo club europeo a installare l’intero sistema di illuminazione LED nel suo stadio, il St. Mary’s, nel giugno 2014.

Il West Ham, fra i club inglesi più virtuosi (7,5 su 8 punti, per la ricerca di Sport Positive Summit), si appoggia a servizi di smaltimento che gli permettono di riciclare tutti i rifiuti in alluminio, plastica, legno, cartone, vetro e carta, mentre l’Arsenal, dal novembre 2018, ha installato degli accumulatori energetici all’interno dell’Emirates Stadium, che permettono allo stadio di operare per un’intera partita solo con energia autoprodotta.

Attuare soluzioni sostenibili vuol dire anche ottimizzare il business stesso dei club e il funzionamento delle loro strutture

Peter Bradshaw, Responsabile della Sostenibilità, Manchester City Football Club

Il Chelsea opera il 100% di raccolta differenziata sia a Stamford Bridge che al proprio centro d’allenamento, a Cobham, mentre il Liverpool ha eliminato la plastica da qualunque confezione di cibo e bevande servite allo stadio, sostituendola con un materiale riciclabile prodotto dalle foglie di palma e dal mais.

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Bicchieri di plastica al London Stadium, West Ham (Photo by Mike Hewitt/Getty Images)
Quanto è importante il coinvolgimento dei tifosi

Tutte queste soluzioni rappresentano la base sulla quale i club di Premier League dovranno ampliare il proprio raggio d’azione. Nonostante gli stadi inglesi siano già ora ottimamente serviti dal trasporto pubblico locale, la questione legata alla mobilità sostenibile dei tifosi rimane un’area con ampi margini di intervento. Scelte e abitudini che si estendono alle trasferte dei club stessi, in campionato o in giro per l’Europa, ambito in cui rientrano i viaggi in aereo e la conseguente produzione di inquinamento ambientale.

Il tema del cibo servito all’interno degli impianti è un’altra questione importante, anche se già attualmente 16 club su 20 di Premier League hanno nel menu un’offerta vegana/vegetariana più o meno ampia. E partendo da questo esempio, che si interseca direttamente nel rapporto club/tifosi, emerge chiaro come la comunicazione e il coinvolgimento dei fan rimanga, infine, il punto su cui è possibile lavorare di più in termini di sensibilizzazione.

I club inglesi stanno iniziando a realizzare campagne di sensibilizzazione all’interno degli stadi, atte a modificare le abitudini dei tifosi (anche grazie ai servizi di riciclo e raccolta differenziata già in essere). E la stessa Premier League, attraverso il programma educativo Premier League Primary Stars Programme, si occupa di far capire ai bambini le conseguenze del problema dell’inquinamento della plastica, incoraggiando soluzioni e abitudini positive, che gli stessi piccoli tifosi ritroveranno poi negli stadi, andando a seguire la propria squadra.

Il calcio, e lo sport, in questo momento rappresentano un’ottima leva per abituare le persone a comportamenti più ecosostenibili. I tifosi possono mettere in pratica semplici azioni di risparmio e riciclo all’interno degli stadi, quindi in un ambiente “speciale”, dove si identificano, e verso il quale sentono l’importanza di fare la propria parte. Questo, quindi, potrà creare un’abitudine e una consapevolezza da replicare poi nella vita di tutti i giorni.

Cover image: visual by Archistadia

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