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Stadi fantasma, viaggio in Italia (parte 3: il Sud)

Un viaggio in tre parti fra gli storici stadi abbandonati d’Italia.

In questa inchiesta in tre parti (una puntata ogni sabato), viaggiamo lungo l’Italia da nord a sud per andare a ritrovare alcuni fra gli storici stadi del nostro calcio per lungo tempo in disuso o abbandonati a sé stessi. Impianti che si sono ritrovati in questa situazione in parte per incuria, in parte per disinteresse delle municipalità, oppure perché sostituiti da stadi di recente costruzione. Alcuni di loro, però, hanno trovato una nuova vita e sono stati oggetto di importanti progetti di recupero che hanno tracciato un nuovo percorso di utilizzo futuro.

Il panorama di stadi italiani è vasto, forse mediamente vecchio, ma permette uno sguardo ampio e piuttosto trasversale sui diversi stili architettonici, e soprattutto sulle sorti degli impianti, fra compressi d’uso e diverse gestioni attuate nel corso degli anni. All’interno di questa seconda puntata andiamo nel Sud Italia.

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» ovviamente questa è soltanto una breve selezione. Vi invitiamo a segnalarci e raccontarci di altri stadi “decaduti” che conoscete e di cui vorreste che scrivessimo. Scriveteci via email o con un commento sui nostri social.

(stadi elencati in ordine alfabetico per città)

Bari, Stadio della Vittoria

Pensato come monumento per evocare lo spirito e la gloria della nazione italiana, doveva essere un anfiteatro moderno realizzato come un complesso sportivo in pietra con una tribuna con vista libera sul campo, il tutto dominato dalla consueta Torre Maratona dell’epoca. Quando fu inaugurato, nel 1934, i giornali lo battezzarono “tempio della giovinezza e della forza” ma, in realtà, non fu mai del tutto completato. 

Le devastazioni della guerra furono particolarmente spietate, fu utilizzato come campo militare per la fanteria italiana, poi subì un incendio, vari bombardamenti e infine servì come base per le forza alleate. Non sopravvisse nemmeno la Torre Maratona, abbattuta nel 1966 ma già da tempo in precarie condizioni, e ciononostante il Bari giocò qui quasi mille partite fra il 1934 e il 1990. Sostituito dal nuovo e fantascientifico (per poco) Stadio San Nicola, il Della Vittoria tornò agli onori delle cronache per essere stato utilizzato come hub per i 20mila rifugiati albanesi a inizio anni ’90, prima di venire ristrutturato in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 1997.

Oggi rimane un’importante parte del tessuto cittadino, sede di rugby e football americano e di concerti musicali. 

» lo Stadio della Vittoria è qui, su Google Maps

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Una cartolina del 1962 con vista aerea dello Stadio della Vittoria di Bari.
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Lo Stadio della Vittoria di Bari in una vista aerea attuale.

Frosinone, Stadio Matusa

Dove il Frosinone aveva festeggiato la promozione in Serie A nel 2015, oggi c’è un parco pubblico. È questa l’eredità dello Stadio Matusa di Frosinone, riconvertito in un luogo per la città dopo il completamento (e l’inaugurazione) dello Stadio Benito Stirpe, dove oggi gioca la squadra di calcio locale. “Uno spazio pensato appositamente per le famiglie e le future generazioni. Non avevamo bisogno di 130 mila metri cubi di cemento, quindi oggi inauguriamo un’area di 130 mila fili d’erba” disse il sindaco Nicola Ottaviani durante la cerimonia di inaugurazione del parco, nel 2018, all’interno del quale oggi rimane solo la tribuna centrale del vecchio stadio.

Inaugurato nel 1932, il Matusa venne gradatamente ampliato nelle sue strutture prima di essere anche inglobato dall’inesorabile allargamento della città, fino a ritrovarsi compresso fra le palazzine residenziali circostanti. Gli ultimi ampliamenti avvennero fra gli anni ’80 e ’90, con interventi in successione su ogni settore, prima che il Comune e il club trovassero un accordo per portare la squadra al Casaleno/Stirpe e dare un futuro urbano allo stadio.

Oggi il parco pubblico è aperto tutti i giorni, dalle 8 alle 23, ha una piazza, una pista ciclabile e diverse aree per spettacoli e concerti.

» l’attuale Parco Matusa è qui, su Google Maps

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Vista aerea dello Stadio Matusa di Frosinone nel 1941 (photo via Wikimedia Commons)
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Il parco pubblico che oggi è stato realizzato sul sedime del vecchio Stadio Matusa di Frosinone (photo by Luca Rallo)

Messina, Stadio Giovanni Celeste

Per oltre 75 anni lo Stadio Giovanni Celeste ha ospitato la squadra di calcio del Messina all’interno della sua caratteristica forma poligonale e irregolare, dettata dal passaggio delle strade urbane adiacenti che ne hanno definito il profilo in pianta. Lo stadio è stato testimone del periodo di massimo splendore del club in Serie A, negli anni ’60, e di un’imbattibilità durata 58 partite negli anni ’80. Nel 1982, ha poi ospitato anche una gara di qualificazione al Campionato Europeo fra Malta e Islanda.

Quando il Messina è nuovamente tornato in Serie B a fine anni ’80, l’affluenza media di 30mila persone evidenziò la pressante necessità di una nuova casa per il club, che però non arriverà fino al 2004, con la faticosa inaugurazione del nuovo Stadio San Filippo-Franco Scoglio (leggi il nostro approfondimento dal titolo “Stadi che portano il nome di santi, e dove trovarli”). Con il fallimento del Messina nel 2008, e la rinascita sotto il nome di ACR Messina (ma con la contemporanea fondazione dell’FC Messina), lo stadio rimane utilizzato come campo d’allenamento ma ancora in attesa di un futuro dedicato agli eventi ufficiali.

» lo Stadio Celeste è qui, su Google Maps

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Vista aerea dello Stadio Celeste di Messina, circa anni ’50-’60.
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Scorcio interno dello Stadio Celeste di Messina (photo via Messina Sportiva)

Salerno, Stadio Donato Vestuti

Intitolato a Donato Vestuti, giornalista, fondatore del giornale salernitano “Il Giornale della Provincia” e, soprattutto, del Foot Ball Club Salerno nel 1913 (sei anni prima della fondazione della Salernitana), l’impianto è situato nel centro di Salerno e si distingue per l’imponente facciata ricurva in stile Razionalista, e fortemente legata al periodo Fascista. Inaugurato nel 1931, quando venne denominato Stadio Littorio, ha in pianta una forma a diamante definita dalla conformazione urbana dell’isolato, e in passato arrivò a poter ospitare fino a 45mila persone.

Stadio di casa della Salernitana fino al 1990, quando il club si spostò nel nuovo Stadio Arechi, oggi ha una capienza di appena 9mila posti a sedere ed è utilizzato da varie rappresentative dilettantistiche sportive della città.

Nel 2021 è stato avviato l’intervento di restyling dello Stadio Vestuti per un rilancio che abbia l’atletica come focus principale della struttura, ne abbiamo parlato qui.

» lo Stadio Vestuti è qui, su Google Maps

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Vista complessiva dello Stadio Vestuti di Salerno, circa anni ’40.
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Una vista panoramica sullo Stadio Donato Vestuti di Salerno.

Taranto, Stadio Salinella

La genesi dello stadio di Taranto fu lunga e travagliata. Negli anni ’50 si fece largo la proposta di realizzare un impianto da circa 35mila posti per il locale club di calcio, ma alcune difficoltà finanziarie lasciarono i lavori a metà fra il 1960 e il 1963, con soltanto una recinzione perimetrale e alcuni piloni di sostegno già messi in posa, prima che, nel 1965, il presidente del club Michele Di Maggio prendesse in mano la situazione, presentando il progetto per un nuovo stadio (l’attuale Erasmo Iacovone) da realizzare a poca distanza dal cantiere ormai in stallo. In soli 100 giorni fu costruito un impianto da 25mila posti in struttura mista acciaio e legno, nonostante i molti dubbi sulla tenuta orografica del terreno scelto.

Il Comune di Taranto tenterà di riprendere in mano il progetto (e i lavori) per lo Stadio Salinella “mai nato”, sul quale aveva già investito molti soldi pubblici, ma nel 1970 ogni ragionamento venne abbandonato, e oggi le poche strutture perimetrali sono ancora visibili in mezzo ad arbusti e vegetazione.

 

» l’area dove sarebbe dovuto sorgere lo Stadio Salinella è qui, su Google Maps

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Una foto del fossato perimetrale di quello che sarebbe dovuto essere lo Stadio Salinella di Taranto, circa anni ’80-’90 (photo via Wikimedia Commons)

bonus: Giarre, Stadio di Polo e Atletica

Il caso della città siciliana di Giarre ha quasi dell’incredibile: un progetto di stadio da 20mila posti, per una località di circa 27mila abitanti, e utilizzato solo una volta in 36 anni (e nemmeno per una partita ufficiale). L’idea nacque negli anni ’80, quando il CONI decise di provare a spingere la diffusione di sport minori o meno noti, e nel caso di Giarre puntò sulla realizzazione di uno stadio per lo sport del polo – nobile contesa fra due squadre con 4 giocatori in sella a cavalli, che devono mandare una palla di legno “in meta” (cioé fra due pali) utilizzando stecche di bambù. Semplificando moltissimo, una specie di hockey a cavallo.

Furono spesi 9 milioni di euro di soldi pubblici per realizzare uno stadio la cui struttura, però, non venne ultimata. Nel 1985, per problemi strutturali, ci si fermò a un embrione di cavea di gradinate che poteva ospitare 6mila persone: il dimensionamento dei gradini era fuori norma, la pendenza della tribuna pure. Nel 2012, le associazioni locali Effetto Domino e Incompiuto Siciliano misero in scena una finta partita, utilizzando cavalli di cartone, per sensibilizzare il Comune sulla necessità di trovare una soluzione (nemmeno la salita del Giarre in Serie D è mai riuscita a trasformare questo impianto in qualcosa di utile per il calcio).

Oggi lo stadio rimane un semi-rudere, ma la cittadinanza può comunque accedere al campo da gioco e sfruttare (almeno) il prato come luogo per attività sportiva e allenamenti individuali.

» lo Stadio di Polo e Atletica di Giarre è qui, su Google Maps

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Vista verso campo e tribuna incompleta dello Stadio del Polo di Giarre (photo via Rollingstone)
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Vista verso la tribuna dello Stadio del Polo, di Giarre (photo by Gabriele Basilico / Alterazioni Video)

Questa è soltanto una breve selezione. Vi invitiamo a segnalarci e raccontarci di altri stadi “decaduti” che conoscete e di cui vorreste che scrivessimo. Scriveteci via email o con un commento sui nostri social.

Programmazione delle puntate:

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